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Microalghe e cianobatteri nuovi ingredienti per l’alimentazione sostenibile dei pesci allevati

È opinione condivisa che i mangimi utilizzati in acquacoltura potrebbero risultare maggiormente sostenibili se inclusivi di alimenti semplici che originano direttamente dai più bassi livelli trofici. In questo contesto le biomasse essiccate di microalghe e cianobatteri (MACB) hanno un potenziale notevole ma attualmente frenato da disponibilità e prezzi di mercato ancora lontani dall'essere industrialmente ed economicamente percorribili.

Si ritiene tuttavia che gli attesi miglioramenti tecnologici nella loro produzione di massa possano ridurne i costi nel prossimo futuro, rendendo il prezzo delle MACB sempre più confrontabile rispetto a quello degli ingredienti zootecnici di uso comune.

Non va trascurato il fatto che le MACB presentano alcuni vantaggi rispetto alle convenzionali materie prime e ingredienti dei mangimi in termini di impronta ambientale complessiva, anche se questo dipende in larga misura dalla specie microbica, dalla tecnologia e luogo di coltivazione. Nonostante un crescente interesse per le biomasse essiccate di microalghe e cianobatteri quali fonti di nutrienti, sono attualmente scarse le conoscenze e le informazioni disponibili sul valore nutritivo di questi nuovi potenziali ingredienti per i mangimi delle specie acquatiche e segnatamente per i pesci carnivori.

In questa direzione ricercatori delle Università di Udine e Firenze e dell’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze, coordinati dai professori Emilio Tibaldi e Mario Tredici hanno recentemente pubblicato sulla rivista internazionale “Aquaculture” i risultati della ricerca targata Sushin dal titolo “Chemical composition and apparent digestibility of a panel of dried microalgae and cyanobacteria biomasses in rainbow trout (Oncorhynchus mykiss)”(doi.org/10.1016/j.aquaculture.2021.737075) volta a caratterizzare e selezionare biomasse di cellule integre di microalghe e cianobatteri particolarmente promettenti sotto il profilo del valore nutritivo per i pesci carnivori, utilizzando come modello la trota iridea.

Lo studio ha evidenziato che, per livello proteico greggio, le nove biomasse microbiche esaminate possono essere considerate virtuali fonti proteiche per l’alimentazione dei pesci carnivori. Molte di queste presentano un profilo in aminoacidi essenziali paragonabile o addirittura migliore di quello degli alimenti proteici vegetali più comunemente utilizzati nei mangimi per l’acquacoltura. Si caratterizzano inoltre per apporti di oligoelementi minerali simili o più elevati di quelli presenti nelle farine di pesce. I risultati delle misure di digeribilità su trota iridea hanno permesso di classificare le biomasse microalgali e di cianobatteri in due gruppi principali. Un primo, comprendente Chlorella sorokiniana, Nannochloropsis oceanica e Tetraselmis suecica, caratterizzato da biodisponibilità di proteine ed energia nettamente inferiori rispetto a quelle di un secondo gruppo che includeva Porphyridium purpureum, Tisochrysis lutea, Arthrospira platensis e Nostoc sphaeroides. La biomassa essiccata della diatomea Pheodactylum tricornutum ha dato luogo a valori intermedi. In generale, lo studio ha confermato il ruolo decisivo della struttura/composizione della parete cellulare microbica nell'influenzare l'accessibilità dei nutrienti agli enzimi digestivi. Sulla base dei risultati complessivi, solo T. lutea, P. purpureum e le biomasse dei cianobatteri A. platensis (Spirulina) e N. sphaeroides soddisfano effettivamente i requisiti per essere utilizzati come fonti proteiche nei mangimi per i pesci, a condizione che la loro produzione di massa diventi quantitativamente ed economicamente attrattiva per l'industria mangimistica, nel prossimo futuro