Della grande varietà di specie ittiche destinate al consumo umano che si trovano allo stato selvatico e di cui la pesca rifornisce i mercati, l'acquacoltura ci offre una selezione piuttosto limitata (circa 250 specie secondo la FAO).
Un interessante articolo pubblicato sul magazine dell’Unione Europea mette in evidenza come i metodi di itticoltura tradizionale siano diventati insostenibili: il mercato chiede infatti a gran voce un’innovazione nel settore basata sull’uso di mangimi alternativi a quelli finora impiegati che diano un apporto bilanciato di nutrienti.
Pesce da acqualcoltura sostenibile: ricco di omega-3 a lunga catena. I ricercatori dell'Università di Almería confermano con una recente ricerca i risultati dei numerosi studi precedenti disponibili in letteratura, circa i molteplici benefici per la salute umana derivanti dall'azione congiunta di due tipi di acidi grassi omega-3, precisamente acido eicosapentaenoico (EPA), ed acido docosaesaenoico, (DHA).
La sostenibilità dell’allevamento ittico, in termini di rapporto di massa tra quantità di pescato consumato/quantità di pesce prodotto dall’acquacoltura (Fish-In/Fish-Out o FiFo), rappresenta un aspetto cruciale per l’acquacoltura moderna.