Nuove diagnostiche basate sulla lettura del DNA per sconfiggere le frodi e diminuire l’uso degli antibiotici negli allevamenti di branzino, trota e orata
Sarà uno squalo o un pesce spada? Si tratterà davvero di un palombo? Ogni anno arrivano in Europa mille specie ittiche, provenienti da oltre centoventi paesi del mondo. Un numero davvero considerevole, che spesso rende difficile identificare esattamente il pesce che stiamo per scegliere e mangiare. Il mezzo più immediato per conoscerlo meglio è certamente l’etichetta, strumento fondamentale per il consumatore, che deve riportare: il corretto nome del pesce (comune e/o scientifico); l’origine del pesce, intesa sia come metodo di allevamento o di cattura, che in termini di provenienza geografica; informazioni di natura tecnica sui metodi di conservazione e parametri nutrizionali, informazioni utili per preservare il cittadino da alterazioni e frodi.
E’ possibile ridurre l’utilizzo di farine e oli di pesce utilizzati in acquacoltura, salvaguardando ambiente, produzione e qualità del pesce allevato? A dare una risposta decisamente affermativa sono i ricercatori del progetto SUSHIN (SUstainable fiSH feeds INnovative ingredients) che si concentreranno sullo studio di nuovi ingredienti per l’alimentazione di trota, branzino e orata.