Una recente indagine di mercato prospetta una crescita del consumo mondiale di trota iridea che avrebbe raggiunto le 950.000 tonnellate annue all’inizio del 2020. L’aumento del prezzo del salmone ha visto infatti la trota arcobaleno affermarsi come sua alternativa di consumo, in grado di offrire molti degli stessi benefici per la salute umana a un prezzo più contenuto.
La trota iridea rappresenta oggi anche la principale specie ittica dell’acquacoltura europea d’acqua dolce, dove la produzione italiana occupa una posizione di rilievo rappresentando oltre il 20% di quella comunitaria dopo la Brexit. Una delle ultime stime effettuate dall’Associazione Italiana Piscicoltori (API) la quantifica in circa 35.000 tonnellate annue per un valore di quasi 115 milioni di euro. Considerata l’importanza di questa specie ittica a livello nazionale e globale, la trota iridea è stata selezionata come una delle tre specie chiave del progetto Ager 2 SUSHIN.
A febbraio 2020 si è tenuto negli Stati Uniti il congresso internazionale “American Aquaculture 2020” al quale hanno partecipato il Prof. Ike Olivotto e i Dottori Basilio Randazzo e Matteo Zarantoniello (Univ. Politecnica delle Marche). La scelta di questa partecipazione è nata dalla possibilità che gli interessanti risultati ottenuti dai primi esperimenti condotti sulla trota iridea nel progetto SUSHIN abbiano una diretta ricaduta anche oltre oceano e nella certezza che possano rappresentare, per i colleghi statunitensi, un momento di riflessione sulla necessità di promuovere una acquacoltura più sostenibile.
Sono stati pertanto presentati i risultati delle performance zootecniche e delle risposte fisiologiche delle trote allevate con diverse diete inclusive di una serie di ingredienti innovativi e conformi ai principi dell’economia circolare. Grande è stato l’apprezzamento da parte del pubblico per questo approccio sostenibile proposto dal gruppo di ricerca e dal progetto AGER2-SUSHIN, approccio ancora poco seguito dalla troticoltura statunitense dove a tutt’oggi il focus è diretto prevalentemente alla sostenibilità economica rispetto a quella ambientale.
La speranza è che la presenza di questi contributi innovativi possa gettare, anche oltre-oceano, l’idea di una acquacoltura di qualità, ma anche più attenta ai risvolti ambientali ed etico-sociali dell’allevamento ittico intensivo.
Sembra che anche in questo ambito l'Europa confermi il suo ruolo guida per la maggiore sensibilità e capacità di stare al passo con le nuove esigenze nei confronti delle tematiche ambientali. Vedremo se ciò si confermerà nei prossimi anni.