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Quanta risorsa energetica consuma l'acquacoltura?

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Il problema della risorsa energetica e delle emissioni di CO2 sono sempre più al centro del dibattito pubblico. Ma quanto ci costa in termini energetici, la produzione del nostro cibo?
Secondo un recente studio, a livello mondiale si consumano 95 EJ/anno per la produzione, commercializzazione, preparazione e cottura dei cibi, di cui 2,4 EJ per la cattura e l’allevamento di prodotti ittici (Lucas et al. 2019). L’exajoule (EJ) è una misura di energia corrispondente ad un miliardo di miliardi di Joule, un numero che difficilmente riusciamo ad immaginare.
Se trasformiamo questi valori in una unità di misura che a noi più vicina quale il kilowattora (kWh), rileviamo che per l’approvvigionamento dei soli prodotti della pesca e dell’acquacoltura, si consumano complessivamente 6,6672 x 1011 kWh. Un ulteriore approfondimento degli stessi autori indica, sempre per il 2008, un consumo di energia, da parte della sola acquacoltura, approssimativamente compreso tra 0,4 e 1,4 EJ (1,12-3,89 x 1011 kWh).
Fino a solo 10 anni fa, l’acquacoltura in vasche a terra era ancora predominante rispetto alla maricoltura, quindi l’aerazione ed il pompaggio dell’acqua rappresentavano le principali voci di consumo energetico. A titolo di esempio, su una media mondiale con tecnologia del 2008, l’ossigenazione dell’acqua mediante un’aerazione di 1,5 kW/ton di prodotto, per 1000 ore di aerazione a ciclo produttivo, porterebbe ad un consumo energetico pari a 5,4 GJ/ton (1.501,2 kWh/ton), mentre il pompaggio dell’acqua inteso a supplire l’evaporazione, inciderebbe per 0,5 GJ/ton (139 kWh/ton) di produzione (Lucas et al., 2019).
 
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Analizzando in modo comparato i consumi energetici reali di varie tipologie di acquacoltura con i consumi della pesca oceanica, il consumo di energia per la pesca oceanica, consistente prevalentemente in consumo di gasolio, si aggira nell’ordine di 855-4.218 kWh/ton, a seconda della marineria e dal tipo di pesca (FAO/FIRO/CI080 (2015) di J. Miur, Fuel and Energy use in the Fishery Sector, ISSN 2070-6065).
Per contro, da una nostra recente analisi sui costi energetici della moderna acquacoltura, nella maricoltura mediterranea emendata dai costi energetici per il mangime, l’energia incide per 353 kWh/ton, includendo il gasolio per lo spostamento delle imbarcazioni e per l’autotrazione a terra, fino alla consegna del prodotto alla grande distribuzione.
La moderna troticoltura invece, almeno in Italia si attesta su 30,7 kWh/ton, sempre escludendo i mangimi. Si tratta di un valore almeno 50 volte inferiore rispetto alla media mondiale per l’acquacoltura in vasca, riportato per la tecnologia applicata nel 2008. Ben consci dell’enorme differenza, dobbiamo comunque sottolineare che il calcolo è stato effettuato su una produzione di 13.000 tonnellate di trota, proveniente da un gruppo aziendale che opera con tecnologia particolarmente avanzata, ossigenando l’acqua prevalentemente mediante O2 puro, evaporato da ossigeno liquido immagazzinato in appositi bomboloni. Da ogni litro di questo gas criogenico presente in forma liquida, vengono liberati, a condizioni normali di temperatura ed alla pressione atmosferica, 873 l di O2 in forma gassosa, corrispondenti a 1,222 kg. Aggiungendo poi il costo energetico per la produzione di ossigeno liquido mediante distillazione frazionata (1,06 kWh/m3) ed il costo energetico per il trasporto su gomma del gas criogenico dal punto di produzione agli allevamenti, si arriva comunque a 31,5 kWh/ton1.
 
La moderna acquacoltura si sta avviando verso una forma di autosufficienza o autocompensazione energetica, anche al fine di contrastare le oscillazioni di mercato dei prodotti ittici. Sono sempre di più gli allevatori che adottano soluzioni di sostenibilità ambientale, producendo in proprio energia elettrica immettendola in rete, applicando turbine idroelettriche in grado di sfruttare i piccoli salti interni di acqua ed installando pannelli solari sui tetti dei capannoni.
Esempio di rilievo quello di un gruppo aziendale italiano che detiene il primato europeo nella produzione di trote, in grado di immettere in rete energia elettrica pari a 1,0 x 106 kWh, a fronte di un consumo nell’ordine di 0,4 x 106 kWh. Ne deriva pertanto un saldo netto positivo di circa 0,6 x 106 kWh per anno solare.
Malgrado la necessità di fronteggiare maggiori complessità tecnologiche, anche le maricolture italiane potrebbero giungere entro un decennio ad una completa compensazione dell’energia consumata, producendo elettricità da immettere in rete, mediante generatori che sfruttano l’energia delle maree e l’energia eolica.
Il progetto AGER 4F, pur non affrontando direttamente il problema dei consumi energetici all’allevamento, produce dati utili per ridurre il costo energetico dei mangimi, mediante applicazione di economie circolari. Inoltre, le formulazioni mangimistiche che verranno prodotte, in parte già in sperimentazione aziendale, consentiranno di risparmiare su alcuni costi, quali quelli relativi all’ossigenazione.
 
 
1 I valori così ricavati sono in accordo con quanto riportato in Troell et al. (2004), (Encyclopedia of Energy, Aquaculture and Energy use, pagg. 97-108), dove con le dovute trasformazioni tra unità di misura, si riporta un consumo di 27,5 kWh/ton di salmone oppure 31 kWh/ton di pesce gatto.
 
 
Fonte: Marco Saroglia e Genciana Terova, Università degli Studi dell'Insubria

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