Per le prove sono stati progettati mangimi nei quali la farina di pesce era sostituita di volta in volta con proteine vegetali, farine di insetto e farine di avicoli. La dieta contenente il 5% di farina di pesce e 10% di farina di H. illucens ha mostrato un importante riduzione del valore di FCR (Feed Conversion Ratio) ed un incremento della SGR (Specific Growth Rate) rispetto al controllo. Questi risultati da soli potrebbero ben compensare i maggiori costi della sorgente proteica con farina di insetto. L’inclusione del 22% di farina di avicoli, un by-product dal costo concorrenziale, ha mostrato di essere ben tollerata dalle orate, sebbene in uno dei test condotto con totale assenza di farina di pesce, i risultati di crescita e conversione siano stati inferiori ai controlli alimentati con mangime commerciale. I risultati ottenuti con la dieta priva di farina di pesce ci dicono sostanzialmente che con gli opportuni additivi nutrizionali e funzionali, tale la soluzione è possibile, ma considerando il costo degli additivi strutturali e funzionali che si rendono necessari, tale soluzione potrebbe essere non economicamente sostenibile dall’azienda.
Una limitata inclusione di farina di pesce può avere il ruolo di alimento funzionale, consentendo di risparmiare sugli additivi e nello stesso tempo può essere approvvigionata dal mercato del «by-products», evitando l’impatto negativo sulla risorsa oceanica. La dieta mista, con 10% di farina di avicoli, 10% di farina di insetto, farina di pesce limitata al 5% ed integrazioni proteiche vegetali, ha offerto i migliori risultati, in termini di conversione, crescita e sopravvivenza. La farina di insetto fornisce, oltre alle proteine, nutrienti funzionali meritevoli di ulteriori approfondimenti. Un sicuro vantaggio lo si ottiene sulla biodiversità microbica dell’intestino, con aumento della diversità enzimatica, stimolazione di batteri butirrogenici e lattobacilli. È evidente l’effetto benefico sulla conversione, con conseguente risparmio di mangime e riduzione dell’impatto sull’ambiente.
Mentre la letteratura riporta numerose informazioni sull’azione di singole componenti della dieta, la ricerca futura potrebbe orientarsi sul miglioramento dei risultati ottenibili studiando le diete miste, in grado di favorire la biodiversità nel giardino microbico dell’intestino. Risulta ancora una volta evidente che al fine di valutare ed eventualmente correggere le diete, in particolare quando vengono adottate soluzioni proteiche alternative alla farina di pesce, l’analisi istologica dell’apparato digerente e l’analisi del microbiota intestinale, effettuata con idonei approcci di sequenziamento, rappresentino strumenti irrinunciabili.