È opinione condivisa che i mangimi utilizzati in acquacoltura potrebbero risultare maggiormente sostenibili se inclusivi di alimenti semplici che originano direttamente dai più bassi livelli trofici. In questo contesto le biomasse essiccate di microalghe e cianobatteri (MACB) hanno un potenziale notevole ma attualmente frenato da disponibilità e prezzi di mercato ancora lontani dall'essere industrialmente ed economicamente percorribili.
Alimenti per l’acquacoltura che guardano sempre più al futuro e alla sostenibilità. Trovare un formulato mangimistico che possa contribuire a uno sviluppo green del settore acquacolturale è il fine ultimo del progetto SUSHIN, che ha recentemente individuato nelle farine di pupe di Hermetia illucens, nei sottoprodotti della lavorazione avicola e nel gambero rosso della Luisiana degli ingredienti interessanti per l’alimentazione dell’orata. I pesci alimentati con diete in cui erano presenti questi ingredienti in sostituzione parziale delle proteine vegetali hanno infatti mostrato una crescita e una qualità nutrizionale equivalente al gruppo di controllo (alimentato con sole proteine vegetali).
La qualità degli ingredienti impiegati in acquacoltura è fortemente legata alla loro digeribilità e tollerabilità. L’impiego di mangimi a base vegetale quale alternativa ai mangimi a base di farina di pesce per l’alimentazione di pesci teleostei carnivori può risultare scarsamente digeribile e portare talvolta ad infiammazione a livello dell’apparato digerente dell’animale, con conseguenti ripercussioni sulle performance zootecniche e sul benessere dell’animale. Un forte contributo alla digestione e biotrasformazione dei nutrienti è esplicato dal microbiota intestinale, ovvero la comunità microbica residente nel tratto digerente.
Nonostante la produzione dell’acquacoltura sia triplicata negli ultimi vent’anni, la produzione di farina di pesce (fishmeal) è diminuita da 6.6 a 4.8 Mt. Questo dato trova la sua spiegazione nell’affermarsi di concentrati proteici vegetali e farine proteiche animali, che forniscono le proteine necessarie nei mangimi per pesci.
E’ noto da un po’ di tempo che alcuni acidi grassi mediano l’attività antivirale sebbene attraverso meccanismi diversi e non sempre noti. In generale le loro proprietà antimicrobiche si concentrano sulle membrane della cellula del microorganismo scatenando contro di essa radicali liberi, formazione di perossidi lipidici citotossici, oppure metaboliti immunomodulatori. Acidi grassi liberi, come acidi oleico, arachidonico e linoleico, hanno in passato dimostrato di poter inattivare l’involucro di herpes virus e virus dell’influenza.